Isabella Errani – «In terra di Ananke»

Ananke

Sei arrivato
silenzio
ma in fondo ci sei sempre stato.
Ti ho imparato così
al buio
dentro al pieno
dentro al vuoto
in un’alba di gelo
non ancora nata.

Sotto l’orizzonte
ad attendermi
il tenace e severo abbraccio
di un tempo aspro
dalla luna opposta
in terra di Ananke.

Iniziata
sui muri
delle tue stazioni
l’itinerario del viaggio
l’ho imparato così
al buio
con l’occhio bambino
spalancato sopra l’orizzonte.

E sì su qualche muro
ho sbattuto le finestre al pianto
recitando la paura
pedaggio equo
alla felicità
che copre il dolore.



*



Viaggio

Regna l’assenza
come in una lunga notte artica
quando il sole non sorge per settimane.

Regna l’assenza del calore di ogni vincolo
la transumanza del mio cuore ricomincia
mentre un vento gelido passeggia senza identità sul vuoto.

L’assenza profuma di dolore il mio sentiero
mentre tramortisce e divora
ogni già ebbra traccia.

Camaleontici sgabuzzini
come sacri sudari
mi offrono scollacciate memorie.

Perché mi fissate polifemiche
da dentro la ciotola del dispetto
legate ancora a bui rinneghi?

I. Errani, In terra di Ananke, Dialoghi Edizioni

Guardo oltre il fuoco del mio respiro
mentre appesa alla porta del futuro
il tintinnìo della resa mi sveglia lo sguardo.

E l’assenza come in un’alba boreale
già non mi pare più così gelida.


*

Oltre quel muro

Ho scelto di incappucciare il mio già scheggiato cuore
di mangiare brindare piangere ridere danzare
con la tua maschera dai veri spartiti nascosti
accanto alla siepe di un sogno

per attraversare un tempo con te.

Ho scelto l’affanno trascinando le linee del mio volto interiore
a scomporsi bisbigliando azzardi amorosi con le tue contraffatte carte
dalle riconversioni impossibili
battezzate ogni volta da bari caffè

quasi avessi atteso a lungo un tempo con te.

Ho scelto d’incollare la pioggia acida
di profetiche parole
su occhiali rosa tatuati d’improbabili ti amo
insieme all’ultimo coagulo di dignità
acciambellata come un gatto sulle finestre dei tuoi palazzi
arabescati già di rancorose ragnatele.

Ho scelto come una lupa violata ogni notte per tante notti
di leccare sulla tua pelle le mie livide strappate vele
dall’ultima pioggia dell’ultimo tuono
e di saltare al di la della strada oltre quel muro
abbracciata ai miei rossetti ai miei tacchi a spillo al Male
solo all’alba del dopo Natale

quasi fosse meno forte il dolore che schiaccia la schiena al cuore.

Ho scelto di non scegliere gli amici dai lindi armadi
dai rossi larghi sorrisi dai generosi abbracci
dall’improvviso inedito rigore
nelle ore più torbide del disonore.

Ho scelto di abbandonare il buio degli occhi umidi della colpa
e sola ho preso per mano la paura
dalla pancia alla piazza
lungo i corridoi di un tribunale giusto
ho annusato il fruscio del Male
dal ghigno passepartout
dall’occhio secco
dal profilo di lama.

Ho scelto l’oltre quel muro
quasi fosse il tempo di riprendermi le mie vele.

Isabella Errani è nata a Lugo di Romagna (RA) nel 1958 e abita a Bagnacavallo.
È stata educatrice di asilo nido e bibliotecaria alla Biblioteca “F. Trisi” di Lugo.
Ha partecipato a vari premi letterari nazionali e internazionali di poesia, ricevendo premi, riconoscimenti e menzioni d’onore.

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