Stefano Maldini – Intorno #2

LA ROMAGNA: UNA RETE DI VOCI

Sono un amante del viaggio, come dimensione sia fisica sia psichica: un attraversamento dei confini e una fonte di conoscenza di sé attraverso l’altro, che continuano ad arricchirmi e a rinnovarmi ogni volta. Da diversi anni ho tuttavia deciso di mettere radici in Romagna, in parte perché forse il mistero dell’origine è la meta cui tendono tutte le nostre ricerche, ma anche, e soprattutto, perché grazie alle attività della poesia e dell’insegnamento ormai ventennale ho riscoperto una peculiarità antropologica di questa terra che raramente ho visto così intensamente comparire altrove. Vorrei usare l’immagine della rete, che forse meglio di altre può spiegare cosa intendo: avverto da molti segnali che in questo momento la mia esperienza letteraria – fermo restando che naturalmente la scrittura si genera e si evolve fisiologicamente in solitudine – fa parte di un’avventura comune, cui partecipano gli altri scrittori della Romagna, e che il percorso di ciascuno è sostenuto in qualche misura anche da quello degli altri. Da dove nasce questa convinzione di speciale affinità? Non certo da una “scuola”, tanto gli stili e le visioni degli autori sono lontani e direi talora persino ostinatamente antitetici: dal poeta parlante portato sulle scene da Mercadini al grande impegno formativo e divulgativo della Leardini, dal rinnovamento della grande tradizione dialettale di Gabellini al canto corale della Gualtieri, dall’ironia tagliente e dolcissima di Lauretano alla misura esatta di Zattoni fino alla malinconia metafisica di Simoncelli, solo per citarne alcuni. Penso piuttosto a qualcosa che fa parte di un’anima, misteriosamente connessa da un lato a un orizzonte anche geografico che dalla dolcezza accogliente delle colline si allarga ad abbracciare lo spazio largo e infinito del mare, dall’altro a una tradizione sociale fortemente comunitaria, amante appassionata del rapporto col mondo. C’è in tutti gli autori romagnoli contemporanei la consapevolezza profonda che l’esperienza artistica certo nasce dalla solitudine ma mai dall’isolamento, che la poesia è essenzialmente voce che viene donata ai mille volti della realtà e della comunità perché, attraverso le singolarità, la vita possa luzianamente continuare a far udire tramite noi il suo canto: insomma, una disponibilità cordiale e persino generosamente passionale all’altro da sé, un DNA che ci accumuna, che potenzia e direi realizza appieno la naturale propensione della poesia a porsi come arte dell’incontro.

Sono fonti e insieme testimonianze di queste brevi riflessioni non solo le numerose e vivaci iniziative in ambito poetico condotte da associazioni, enti o singole personalità cui ho potuto assistere per così dire dall’esterno e per cui si rimanda ad altri articoli della rubrica, ma anche una serie di esperienze (quattro le principali di cui darò brevi cenni) di cui sono stato promotore a partire dall’epicentro di Cesena e che hanno tratto la loro forza anche dall’attenzione degli amministratori locali, in particolare l’assessore alla cultura Elena Baredi e la direttrice della Biblioteca Malatestiana Donatella Savoia, e dei dirigenti scolastici del Liceo Monti, in cui insegno letteratura e storia, Giancarlo Domenichini e Simonetta Bini: tutte personalità che hanno nutrito fiducia nell’esperienza artistica e nella forza delle giovani generazioni, ma soprattutto hanno compreso l’importanza di sostenere una presenza della poesia viva e continua all’interno del discorso pubblico.

La prima esperienza legata al mio ritorno in Romagna è stata nel 2009 “Foglie di luce dal mare”, un evento-spettacolo replicato più volte, in cui dialogano testi miei e di vari autori prevalentemente italiani, illustrazioni dello scenografo Federico Marchese, musiche del gruppo folk dei Marcabru, giocato intorno a cinque temi chiave dell’esperienza umana: la nascita, l’universo femminile, gli affetti, la paternità e la morte. La seconda è stata nel 2014 la rassegna “Padretempo”, un’esplorazione del rapporto tra la produzione (appunto la paternità) e la fruizione dell’opera d’arte, che ha visto alternarsi eventi e concerti live a una mostra espositiva presso la Chiesa di Santa Cristina a Cesena, coinvolgendo numerosi artisti, musicisti e intellettuali del nostro territorio e non solo: scultori e pittori come Francesco Bocchini, Raffaele Bueno, Federico Guerri, Giuseppe Papagni, Massimo Pulini, Erich Turroni, Sergio Pari; poeti come Alessandro Castagna, Mariangela Gualtieri, Roberto Mercadini, Rossella Renzi, Annalisa Teodorani; attori come Sergio Scarlatella e Ilario Sirri, fino allo psicanalista Massimo Recalcati. Terza esperienza importante per la diffusione e il radicamento della poesia, rivelatasi contagiosa per la sua continua rifioritura e per la riflessione che ha generato, è stato il progetto “Di posto in posto, di verso in verso”, realizzato tra il 2013 e il 2014 insieme a Gianfranco Lauretano, Franco Casadei e Roberta Bertozzi in un clima di grande amicizia: singoli cittadini, famiglie o associazioni hanno aperto le porte delle loro case e dei loro giardini invitandoci perché portassimo per mano un pubblico sempre molto interessato e partecipe lungo i sentieri e i segreti della poesia, la nostra ma non solo. Si è trattato di un modo per creare nuove relazioni, per far scoprire la magia del linguaggio, ma anche per imparare dalla parola poetica ad abitare le domande più cruciali, per fare memoria insieme del grande mistero dell’umano. La quarta esperienza, infine, è “I poeti sono vivi”, attiva dal 2014 e tuttora in corso: nelle classi del Liceo Monti di Cesena che aderiscono si legge un’antologia dello scrittore invitato, stimolando gli allievi a un rapporto diretto, non mediato, col testo poetico, che confluisce poi in una discussione interpretativa guidata prima di approdare all’incontro col poeta e al dialogo con lui. Sono così giunti numerosi autori da tutta Italia, tra cui Stefano Simoncelli, Fabio Franzin, Isabella Leardini, Francesco Tomada, Francesca Serragnoli, Alessandro Di Prima, Franca Mancinelli, Valerio Grutt, Clery Celeste, Daniele Mencarelli, Matteo Zattoni, Francesco Gabellini e Filippo Amadei, che hanno aperto il loro laboratorio ai giovani lettori ma che, soprattutto, hanno trasformato la percezione della poesia, rendendola vicina, attuale, mostrando che essa è tuttora praticata e soprattutto praticabile.

In tutte queste situazioni, come ho provato a sintetizzare all’inizio, sono apparsi evidenti lo spirito di collaborazione e quello di gratuità che hanno animato gli artisti partecipanti, da quelli più rilevanti in ambito nazionale a tutti gli altri; un tipo di approccio non affatto scontato, forse un genius loci, che fa venire in mente, accanto a quella della rete, anche l’immagine del coro a più voci; un clima che raramente si respira così intensamente altrove, tanto che viene riconosciuto come nostra peculiarità da chi si trova, invitato da fuori, a svolgere il ruolo di ospite e ne viene in qualche modo coinvolto, persino talora travolto. Forse si potrebbe ipotizzare che per noi romagnoli anche la poesia sia un ospite che l’intera comunità deve trattare con cura, così da metterla nelle migliori condizioni per esprimersi; forse in fondo è davvero lei, per noi poeti di questa terra così generosa e così accogliente, l’ospite più sacro.

Nato a Cesena nel 1972, Stefano Maldini insegna Lettere al Liceo Monti della sua città.

Allievo di Ezio Raimondi, ha curato opere, organizzato eventi e coordinato progetti per diverse istituzioni, tra cui il Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna. Tra le guide dedicate all’Italia, le più importanti sono Provincia di Forlì Cesena (Touring Club, 2003) e Puglia (Mondadori, 2003).

In ambito letterario è autore delle raccolte poetiche Deserto bianco (2020),La festa di un giorno normale (2012) e Luce instancabile (2005), edite da Raffaelli; ha inoltre ideato insieme a Federico Marchese il progetto Padretempo e lo spettacolo Foglie di luce dal mare (da cui è tratto l’omonimo volume), nei quali vari linguaggi artistici dialogano tra loro. Un suo testo con incisione di Federico Guerri, Oceano tra le mie dita, è stato inserito nella collana “Orme leggere”(2019); in memoria di Tolmino Baldassari ha infine realizzato con l’artista Massimo Pulini e lo stampatore Giampiero Guerri l’opera in edizione numerata Sarà questa la vita (2011).

Bum, morto! (CartaCanta, 2014), il suo primo romanzo, racconta la storia di un ragazzo disabile dal punto di vista del padre e del fratello che, dopo anni di lontananza, si riavvicina a casa.

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