Zoom 1.1 – Intervista ad Alessandro Turoni

Alessandro Turoni (Forlì, 1986) è il primo artista protagonista di Zoom, rubrica in cui faremo quattro chiacchiere con artisti, scrittori e realtà culturali attive sul territorio con lo scopo di porre una lente di ingrandimento su tematiche inedite, tra citazioni e iniziative concrete, tra passato e contemporaneo.
Guardando la produzione di Alessandro Turoni è impossibile non rimanere stregati dai particolari e dalla minuzia con cui le opere vengono realizzate. Sui suoi lavori viene ad animarsi un universo di soggetti che sembrano provenire da un mondo parallelo la cui vita si basa su tre concetti fondamentali: creazione, evoluzione e metamorfosi.

Abbiamo chiesto ad Alessandro di approfondire queste tematiche con noi attraverso alcune delle sue opere.


CREAZIONE

D: Anatomie inorganiche è un ciclo di opere che hai realizzato con lo scopo di evidenziare, attraverso l’incompletezza dei soggetti, il tuo processo creativo.
Riguardo a ciò, Luigi Pirandello scriveva che «il mistero della creazione artistica è il mistero stesso della nascita naturale».

Avendo il tuo operato le radici ben salde sull’esemplarità del mondo naturale, in che modo questo “mistero” comune viene svelato durante il processo di creazione dell’opera?

R: Il mio processo creativo è frutto di un processo mentale che parte dall’incontro della mia passione per la zoologia con altri miei interessi: botanica, scienza, anatomia, astronomia, etnologia, mitologia, evoluzione, chimica, archeologia ecc.. Dalla commistione di questi elementi nascono le idee per le opere.
Una volta chiaro il concetto, mi documento per ricercare la forma ideale dell’opera e scegliere i materiali e le tecniche con cui realizzarla.
In questo caso i topi sono realizzati con elementi di recupero e piccoli oggetti. L’idea è che queste forme possano essersi create per magia dagli oggetti e dai materiali di una soffitta abbandonata.
Anatomie inorganiche è dunque emblematico del concetto di creazione in quanto simula una nascita naturale da elementi artificiali.
Evidenzia inoltre il mio modus operandi, perché l’incompiutezza delle opere svela i materiali di cui sono composte.

Alessandro Turoni, Anatomie Inorganiche, Anatomia del topo

EVOLUZIONE

D: Nella tua opera Evoluzione in lotta abbiamo modo di osservare una piramide storico-evoluzionistica che mette in relazione una commistione di esseri viventi sormontati da un uomo intento a scattarsi una fotografia. In merito all’evoluzione, Oscar Wilde sosteneva che «l’uomo non avesse altre capacità di crescita, che fosse giunto fin dove poteva arrivare e, in conclusione, che non fosse andato molto lontano».

Con questa tua opera sembra che tu voglia mettere in luce e sottolineare l’autorità dell’uomo che domina la cima della piramide naturale ma allo stesso tempo, attraverso un piccolo cambio di prospettiva, quanto la sua posizione sia instabile e totalmente fuori contesto rispetto alla natura del mondo che lo circonda e in cui abita.

In che modo il pensiero dell’uomo può tornare a riallinearsi con l’equilibrio naturale a cui appartiene? E quale ruolo ha il concetto di “evoluzione” all’interno del tuo immaginario artistico?

R: L’evoluzione è uno dei fenomeni di cui mi interesso ed è l’elemento centrale di alcune opere, come questa.
Evoluzione in lotta mostra un processo verticale di evoluzione violenta, dove tutti gli esseri (dai più primordiali ai più evoluti) lottano fra di loro per garantirsi il vertice della piramide. Il vertice dell’opera è occupato dall’uomo contemporaneo che, sfruttando la sua posizione di superiorità e incurante della sofferenza che si consuma sotto di lui, è colto nel futile gesto di farsi un “selfie” con un cellulare legato al bastone. Questo gesto pone la tecnologia al di sopra dell’uomo stesso. Potrebbe essere un preludio a scenari futuri.
Ovviamente l’opera vuole essere una critica all’umanità, capace di scalare vette vertiginose e al tempo stesso di precipitare in abissi di squallore.
Credo che le energie che hanno portato l’uomo al vertice di questa piramide in maniera così rapida ed efficace sono le stesse che lo stanno conducendo verso una inesorabile fine.
Risulta più che mai evidente in questo periodo di pandemia, in cui l’organismo meno evoluto mina la sopravvivenza del più evoluto. Pertanto l’uomo dovrebbe essere così saggio da tornare sui suoi passi, risanando il grave squilibrio arrecato al pianeta da decenni di sfruttamento intensivo e tornando ad un rapporto di scambio sostenibile con la natura.

Alessandro Turoni, Evoluzione in lotta

METAMORFOSI

D: Il concetto di “metamorfosi” sembra essere una potenziale chiave di lettura con la quale poter comprendere il mistero della “vita”.
Ti va di raccontarci come si animano “la vita e le sue forme” all’interno del mondo che crei e riesci a esprimere attraverso l’arte?

R: Quasi tutta la mia produzione artistica è incentrata su forme di vita tratte dal mondo naturale, dalla mitologia, dai racconti, ma anche ispirate dai ritrovamenti archeologici. Rispetto a questa ultima fonte di ispirazione, è centrale per me la figura di Darwin, come pure lo studio dei cambiamenti morfologici che hanno portato forme primordiali a mutare negli esseri che oggi popolano il pianeta.
L’opera La vita e le sue forme raffigura un mostro ibrido costituito da tanti esseri diversi – pesci, rettili, mammiferi, uccelli – in una posa dinamica. Dalla schiena del mostro fuoriesce un enorme corallo.
Quest’opera è un omaggio al darwinismo: l’ibrido rappresenta il legame evolutivo e di parentela che intercorre fra tutti gli esseri viventi, mentre il corallo rappresenta la forza inarrestabile della vita, che si combina e muta per generare forme sempre nuove.

Alessandro Turoni, La vita e le sue forme

A. Assirelli

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